Guardate un po' chi si riflette nella vetrata a Malpensa!
Tornando a noi, ora siamo nel tardo pomeriggio, ma per me è tutto
sommato mattina, pur dopo una nottataccia, così mi sente in forma
e inizio a far conoscenza con gli altri giocatori che pian piano iniziano
ad arrivare. Abbiamo una stanzetta ben nascosta dove riunirci per fare
qualche partita a Go. Presto arrivano le otto di sera ed è il momento
di cenare. Anche se l'organizzazione ci ha ben dotati di Yen i ristoranti
all'albergo costano un occhio della testa, e così esco insieme a
Roberto (Svizzera) e Hatime (Marocco) e seguendo le indicazioni di qualche
giocatore europeo troviamo un supermercatino dove compriamo un po' di cibo
locale. I giapponesi hanno delle belle confezioni a buon mercato di sushi,
riso e altre cosette assortite che si possono mangiare fredde o riscaldate
nel microonde del negozio.
Nel pomeriggio ci portano in una galleria commerciale a Sendai a giocare delle partite con i giocatori locali. Ci caricano sul pulman e ci fanno scendere davanti alla galleria. La gente, che ci stava aspettando, inizia ad applaudirci. Passiamo, come si suol dire, tra due ali di folla e arriviamo ai tavoli da gioco. Ognuno di noi ha il suo bravo cartellino con il nome traslitterato in giapponese e la bandiera della sua nazione. I locali li guardano per capire da dove veniamo e continuano ad applaudire. E' quasi imbarazzante. Questa è la prima esperienza del genere di questo viaggio, non sarà l'unica. Contraccambio gli applausi e dopo una breve presentazione inizio a giocare con il primo dei giocatori.
Il WC robot con le manopole e i pulsanti
Le tavole da gioco in vendita, da 20 mila a un milione di Yen, sconto del 30%! (1 Yen = 19 Lire)
La sala del torneo, pronta per la partita dell'amicizia con i giocatori locali
Yasuda Sensei e Shigeno Sensei insegnano ai bambini, e anche agli adulti!
Partite a Go su Internet, con il server WWGo (per chi sa cos'è!)
Sicuramente al turista piacerà anche partecipare al buffet che segue la partita dell'amicizia, dove potrà assaggiare ogni leccornia giapponese. Certo che se non vi piace il pesce, o se non ve la cavate con il bastoncini, vi resteranno poche cose da gustare. Per quel che mi riguarda, dopo essermi fatto onore nella partita, ricambio facendo onore al buffet. Alla festa conosco più o meno tutti gli altri giocatori, e individuo quelli della mia forza, con cui presumibilmente giocherò nei giorni successivi. Tornati in albergo continuo a fare amicizia e gioco qualche partita, tanto per non perdere l'abitudine.
Il signor Ao, famoso per ospitare giocatori nella sua casa di Tokyo, e Soni, di New Delhi, una sorta di capodelegazione indiana.
Fred, forte e simpatico giocatore francese
In vestaglia, Herr Spiegl, "grosso" e forte giocatore austriaco, pericolosissimo
ai banchetti, oltre che per il suo umorismo
Roilan (Cuba), Hatime (Marocco), Diane (Guatemala)
La televisione si aggira tra i tavoli
La sala pronta per l'inizio del torneo
Il
celeberrimo Takemiya Masaki, una specie di Roberto Baggio del Go, commenta
la prima partita di Hatime.
Un'amichevole tra Soni e il rappresentante indiano
Sulla destra delle tavole da gioco, due personaggi famosi nel mondo del Go. Il primo, con i capelli bianchi, è John Power, mentre il secondo è James Davies. Sono qui in qualità di accompagnatori ed interpreti. Il giocatore in primo piano è Baris Efe, della Turchia.
Il palazzo del torneo. Sullo sfondo i grattacieli di Sendai.
Infine, applausi per tutti, gran banchetto finale in un ristorante giapponese dove ho cenato giusto di fronte a Takemiya (il Baggio del Go, ricordate?) e tutti in libertà fino a domani, dove la stettissima agenda degli impegni si reimpadronirà di noi.
Per la cronaca, il torneo si è chiuso positivamente anche per l'Italia. Con tre vittorie e cinque sconfitte ho superato il mio obiettivo di due successi e ho fatto quello che era umanamente possibile fare, visto che quasi tutti gli avversari erano più forti di me. Ho chiuso quarantatresimo su cinquantacinque partecipanti. Se vogliamo gasarci un po' (ehm...), diciamo trentasettesimo a pari merito (ci sono poi dei parametri "strani" per decidere chi è avanti e chi è indietro tra i giocatori a pari punti).
Il vincitore e la coppa più piccola che ha ricevuto, l'unica che possa sollevare con un certa facilità
Questa mattina iniziamo la serie degli impegni di rappresentanza. Andiamo
per prima cosa a visitare delle scuole. Ci dividono in due gruppi e il
mio va nella scuola coreana di Sendai, dove assistiamo a una lezione di
Go e giochiamo con gli studenti, dai 6 ai 18 anni. Anche qui, come a Sendai
il primo giorno, accoglienza da star, con fiori e applausi per tutti. Scopriremo
che siamo stati parecchio in televisione e così siamo ben conosciuti,
almeno come partecipanti alla manifestazioni. Magari i primi classificati
sono conosciuti anche di nome.
Tutti ci salutano mentre il pulmann lascia la scuola e noi ricambiamo
da dietro i vetri. Ci capiterà spesso nei prossimi giorni.
Foto ricordo con i due giocatori coreani, quello del sud (terzo nel torneo) a sinistra e quello del nord (secondo) a destra
Dopo la scuola ci fermiamo a visitare una distilleria di sake. Ci spiegano
il processo con cui viene prodotto, che più o meno mi ricordo, ma
ovviamente non conosco i dettagli delle proporzioni degli ingredienti e
delle temperature, salvo pochi casi. Dunque, per prima cosa si riempie
d'acqua un grosso contenitore e la si fa scaldare. Nel frattempo si riempie
di riso un contenitore più grosso ancora, che si appoggia sopra
quello riempito d'acqua in modo da far scaldare il riso. Dopo un'ora circa
il riso è bello caldo e una persona con dei bei stivali di gomma
entra nel "pentolone" e inizia a spalarlo fuori dove verrà fatto
raffreddare il più rapidamente possibile.
A questo punto il riso è pronto per l'inizio del processo di
fermentazione, che avviene aggiungendovi fruttosio e lievito. Nella produzione
del vino non è necessario aggiungere il fruttosio, perché
l'uva ne contiene in abbondanza.
Il processo di fermentazione viene ripetuto quattro volte nell'arco
di un mese. Poi si deve pastorizzare il sake per uccidere i lieviti. Ci
spiegano che il processo di pastorizzazione ha questo nome perché
è stato inventato da Louis Pasteur nel secolo scorso. In realtà
in Giappone il procedimento è stato inventato quasi mille anni fa,
ma non è mai diffuso oltremare, altrimenti ora si chiamerebbe con
il nome giapponese che significa più o meno "passare nel fuoco"
(se la memoria non mi tradisce). A questo punto il sake è pronto.
Qui lo producono solo in inverno e lo vendono nel settembre successivo,
così la distilleria è vuota. Ce ne fanno assaggiare un po'
e ci regalano delle bottiglie da mezzo litro.
Segue il solito pranzo luculliano e poi andiamo a Shiroichi, che tradotto significa Pietrabianca (shiro = bianco, ichi = pietra). Esiste in Giappone anche Kuroichi (kuro = nero) e visto che a Go si gioca proprio con delle pietre bianche e nere i due paesi hanno pensato bene di organizzare delle partite tra squadre dei rispettivi giocatori. Shiroichi ha perso sempre! E pensare che nel Go le pietre bianche spettano al giocatore più forte...
Shiroichi si distingue per l'attenzione prestata nella conservazione del passato. Ha un castello medioevale ricostruito recentemente sul modello originale, la casa di un samurai restaurata, e alcune arti caratteristiche di cui i locali continuano la tradizione, come la costruzione delle bambole Kokeshi (ricordate la campagna pubblicitaria di Benetton un paio di anni fa?), della carta speciale per confezioni artistiche, delle danze tipiche e sicuramente qualcos'altro che mi sfugge.
La visita al castello è preceduta dalla proiezione di un film 3D sulle vicende connesse alla famiglia che governava la zona. La trama non è particolarmente importante, mentre è veramente notevole l'effetto di tridimensionalità ottenuto. E' rimasto famoso l'aneddoto degli spettatori dei primi film impauriti dall'immagine di una locomotiva che puntava direttamente su di loro. Bene, se credete di poter deridere impunemente quegli spettatori dovreste vedere l'effetto che fa un masso 3D che rimbalza giù da una montagna e sembra irrompere nella sala proprio sulle vostre teste. Io ero preparato, ma ho visto alcuni goisti muoversi per schivarlo! Per la cronaca, l'effetto di tridimensionalità in questo caso è ottenuto grazie a due proiezioni stereoscopiche con polarizzazione differente. Per vedere le immagini tridimensionali ci danno degli occhialini di cartone con lenti polarizzate differentemente, una per proiettore. Se si tolgono gli occhialini si vede la doppia immagine sullo schermo. Chiaro? (sì, no, forse...)
Dopo il film facciamo un salto nel museo storico di Shiroichi (al piano di sotto) dove tra le altre cose ci mostrano il goban usato nel 1996 (mi pare, dovrei controllare) per una partita del Kisei tra Cho Chikun e Kobayashi Satoru. Il Kisei è il più importante torneo di go giapponese con una borsa per il vincitore di parecchie centinaia di milioni. Quel goban, molto più costoso di quelli in vendita al torneo, è stato fatto apposta per quella partita e poi conservato nel museo.
Dopo la vistita al castello, che come scrivevo è stato appena ricostruito, andiamo a fare la conoscenza con la comunità goistica locale, con cui giocheremo delle partite a coppie domani. Anche qui, applausi e gran banchetto con ottimo sushi e sashimi. Ci stanno trattando proprio bene!
La
città vista dal castello. Pur con 300.000 abitanti e alcune strutture
modernissime sembra pur sempre una piccola cittadina di campagna. Probabilmente
un buon posto per vivere.
Tre suonatrici di uno strumento a corde tradizionale giapponese, di cui non ricordo il nome
La stanza della cerimonia del the, il ragazzo nella foto è Say Boon NG, il rappresentante di Singapore, quinto classificato
Pablo Saez (Cile) cerca di imparare a suonare lo strumento giapponese
Iniziano le danze, ma purtroppo la luce non è buona per la mia macchinetta
Per sdebitarci insegniamo a giocare a Go alle danzatrici e ai bambini al seguito. Intendiamoci, non è che siamo monomaniaci: ce l'hanno chiesto loro, faceva parte del programma.
Nel pomeriggio andiamo al White Cube, un centro multifunzionale (si dice così?) che contine palestre, piscine, un palazzetto dello sport, un museo d'arte moderna e non so quante altre cose. Qui dobbiamo fare due cose: dipingere una bambola kokeshi e giocare la partita a coppie con i giocatori locali. Come anticipavo le bambole kokeshi sono una specialità della zona. Sono di legno e sono essenzialmente composte da due pezzi: la testa, circa sferica, e il corpo, un cilindro più stretto della testa e alle volte rastremato per dare l'idea dei fianchi e della vita. Ce ne danno una a testa e il nostro compito è dipingerle. Un artigiano locale e la sua assistente ci preparano i colori e ci danno alcuni suggerimenti, in giapponese, ma si capisce benissimo. Ci mostrano anche delle bambole già fatte come modello. Grosso problema: che faccio? Decido di scomporre il problema in due: iniziamo a fare la faccia, poi pensiamo al corpo che è più difficile. Per la faccia mi vengono in mente i pasticci che alle volte faccio sulla carta, e aiutandomi con quella pratica ed ispirandomi al Giappone riesco a dipingere un volto da samurai abbastanza ben fatto. La fortuna dei principianti mi abbandona, e il corpo viene una mezza schifezza, comunque l'effetto totale è decente e potrò metterla in mostra a casa.
Finita la fase artistico figurativa, passiamo a quelle artistico ludica, con le partite a coppie. Per chi non se ne intende, una partita di Go a coppie si svolge con lo stesso alternarsi di una partita di ping pong a coppie: i due giocatori della stessa coppia fanno una mossa a testa, però non possono parlarsi. Ognuno dei giocatori in visita (noi) è accoppiato con un giocatore locale. "In questo modo", disse ieri il sindaco di Shiroichi, "questa volta la nostra squadra non perderà". Infatti vinceranno metà degli incontri e così per una volta pareggeranno lo scontro!
L'interno del White Cube. Lo sferoide sospeso è un ristorante.
Il museo in cima alla scalinata
José (Messico) e Shigeno Sensei dipingono la loro kokeshi
Altre mani all'opera. Notate il tornio su cui appoggia la kokeshi. Facendolo girare con il pennello appoggiato alla bambola si tracciano delle righe orizzontali su tutta la circonfenza, ma non è facile come sembra!
Questi
invece sono gli scacchi giapponesi (shogi). A diffenza dei nostri scacchi
i pezzi hanno tutti lo stesso colore perché possono essere rigiocati
da chi li cattura. A distinguere i pezzi di un giocatore da quelli dell'altro
è la direzione in cui puntano.
Il
mostro delle lattine riciclate!
Ornamenti vari realizzati con i materiali più disparati
Si preparano i tavoli da gioco. Sullo sfondo le tribune con i libri e anche
qualche bicicletta da portare a casa. In piedi in centro alla foto mentre
guarda una partita di Go, il ragazzo malese che mi ha "maltrattato" nella
prima partita del torneo e anche in qualche amichevole nei giorni scorsi.
Nel pomeriggio si sale in autobus e in serata rientriamo all'albergo
a Tokyo Narita da cui eravamo partiti all'inizio del viaggio. Qui inizia
la lunga cerimonia dei saluti e degli scambi di email, che si concluderà
la mattina successiva quando andrò all'aeroporto per imbarcarmi
per Malpensa.